Il nostro viaggio all’interno di Cascina Verde ci porta oggi a incontrare Claudia Povoleri, che con il ruolo di Direttore Generale coordina le comunità, gestisce la loro organizzazione e si occupa del personale: con lei abbiamo affrontato, fra i vari argomenti, quanto sia importante chiedere aiuto, sia dai parte dei ragazzi con dipendenze sia delle famiglie da cui provengono.
Da quanto tempo lavori con Cascina Verde, e come è cambiata la tipologia degli ospiti in questo tempo?
Lavoro in Cascina Verde dal 2004, quando la comunità accoglieva un’utenza adulta e si era appena aperta alla cura e allo studio della doppia diagnosi. In quegli anni i pazienti utilizzavano soprattutto alcool , eroina e infine cocaina. I pazienti affetti da epatite c e aids erano molto frequenti e il degrado fisico importante. Negli anni l’età media si è progressivamente abbassata e il tipo di sostanza e la modalità di assunzione è cambiata. Sono aumentate le droghe sintetiche, l’utilizzo di Cannabis con una quantità di principio attivo sempre più alta. Il prezzo della cocaina è diventato alla portata di tutti portando anche i giovanissimi ad usarla e ritenerla la loro sostanza d’elezione. La diminuzione dell’uso iniettivo di eroina ha portato ad un ridimensionamento delle patologie infettive . L’aumento dell’utilizzo di sostanze cosiddette stimolanti come MDMA, ectasy, Cocaina ha comportato un aumento spaventoso di disturbi psichici e disturbi cognitivi.
Come si struttura una giornata tipo all’interno di Cascina Verde?
Dopo la sveglia i ragazzi vengono distribuiti all’interno di diversi settori lavorativi come serra, orto cucina e sanificazione. Ogni settore è gestito da alcuni responsabili scelti all’interno del gruppo supervisionati da educatori o da maestri di lavoro. Prima del pranzo l’intera comunità si ritrova in salone per condividere fatiche e soddisfazioni della giornata. Dopo la siesta di un ora dopo pranzo le attività lavorative riprendono fino alle sei momenti in cui è gradita la doccia e il relax. Dopo cena i ragazzi sono liberi di guardare un film tutti insieme o di partecipare ad attività ricreative più o meno strutturate. Alle undici tutti a nanna! Durante la giornata l’attività lavorativa è spesso interrotta da quella terapeutica e educativa. Molti infatti sono i gruppi terapeutici , educativi, colloqui individuali che sopportano la crescita personale dei ragazzi.
Qual è, fra i tanti, il progetto che più ti sta a cuore e perché?
Il progetto giovani è sicuramente quello che sta richiedendo maggior investimento di risorse ed energie. Credo che ognuno meriti di potersi immaginare un futuro , che possa fantasticare su cosa voler fare da grande..la droga ha precluso ogni scelta di questi ragazzi , ogni futuro possibile. L’idea di contribuire in parte alla costruzione di un futuro possibile è una sfida avvincente, emozionante e permette a noi adulti di crescere un po’ di più e migliorarci insieme a loro, ascoltandoli quando hanno la forza di chiedere aiuto e stimolandoli a farlo con una grande attitudine all’ascolto.
Hai una raccomandazione da fare alle famiglie che si trovano ad affrontare un problema come quello della dipendenza?
Ascoltate i vostri figli, guardateli negli occhi e sintonizzatevi sui loro bisogni e non su quelli che pensate siano i loro bisogni. Non abbiate paura di chiedere aiuto , iniziate voi un percorso di sostegno che vi possa aiutare a sentirvi un po’ meno impotenti e soli e poi con presenza e tanta fermezza accompagnate i vostri figli a farsi aiutare da altri adulti competenti.
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