intervista claudia poloveri

Intervista Claudia Povoleri

Le nostre interviste sotto l’albero proseguono oggi con una chiacchierata insieme a Claudia Povoleri, Direttore Generale di Cascina Verde

Quali sono i programmi chiave di Cascina Verde progettati specificamente per sostenere le fragilità degli ospiti che frequentano la comunità?

Il vero programma chiave è… non avere un programma. Dopo decenni di progetti tutti uguali e scanditi dal raggiungimento di obiettivi prefissati a seconda della fase del programma, siamo passati al progetto nato da un foglio bianco co-formulato con il paziente in sinergia non più con il solo educatore, ma con il contributo attivo di tutto la staff multidisciplinare. Non esiste più una durata prefissata del programma ma in base ai bisogni psicologici, educativi, sociali ed assistenziali fase specifici del paziente si formula la proposta terapeutica

In che modo la Comunità si adatta alle diverse esigenze e sfide affrontate dai giovani nel percorso di recupero? 

Oltre a proporre un programma altamente individualizzato, la comunità si offre come luogo dove sbrogliare la matassa di problematiche che hanno portato il giovane paziente a ricorrere all’uso di sostanze, farmaci, alcool nel tentativo di auto curarsi. Insieme si cerca di capire che tipo di adulto si vuole diventare e a trovare la dimensione personale  cucita addosso per arrivare al proprio obiettivo. Spesso il futuro spaventa o non si riesce semplicemente ad immaginare, in comunità si prova a farlo insieme.

Quali risorse e servizi vengono offerti per supportare la salute mentale e il benessere emotivo degli ospiti durante il loro percorso a Cascina Verde? 

Durante i primi mesi di percorso viene offerto al pz un percorso ricco di attività terapeutiche quali arteterapia, terapia di gruppo ,psicoterapia individuale, consulti psichiatrici e un educatore di riferimento che coordina l’equipe e il lavoro di rete sul paziente. Dopo questa prima fase  si decide insieme quali  risorse tenere in campo.

Come viene integrato il supporto educativo e professionale per aiutare gli ospiti a prepararsi per una vita autonoma al di fuori della Comunità? 

Durante il periodo di permanenza in comunità, che come dicevo prima è variabile per ciascuno. i pazienti durante la loro quotidianità affiancano un agronomo nella gestione delle nostre serre o il manutentore per la sistemazione dei nostri spazi. A seconda delle capacità individuali il settore lavorativo assume diverse funzioni: per alcuni è un modo per non stare chiuso in camera nei loro pensieri, per altri un modo per imparare ritmi, responsabilità e lavoro di gruppo infine per altri vi è la possibilità di imparare realmente un lavoro, prendere patentini per l’utilizzo di macchinari, avviare tirocini formativi presso l’azienda agricola del nostro agronomo o per altre cooperative sociali con le quali lavoriamo.

Come vengono coinvolte le famiglie nel processo di recupero degli ospiti e quali risorse vengono offerte loro per contribuire al percorso di questi ragazzi? 

I familiari, dietro consenso del pazienti, vengono coinvolti dal primo giorno di percorso con incontri educativi, terapeutici per nucleo familiare o terapeutici di gruppo tra familiari. Le prime uscite dei pazienti sono sempre con i familiari ed è per questo che abbiamo sempre bisogno di costruire una buona relazione anche con loro. Spesso le famiglie malgrado l’affetto e la buona volontà  non hanno avuto gli strumenti per aiutare i loro figli e noi siamo lì per aiutarli a trovare quelli giusti per loro.

Quali misure vengono adottate per creare un ambiente sicuro e inclusivo che promuova il recupero e l’autonomia?

A metà del 2024 verrà avviato un piccolo appartamento all’interno del terreno della comunità di Milano che permetterà ai pazienti che avranno fatto un pezzetto di percorso di iniziare una lenta sperimentazione verso l’esterno, beneficiando di quelle libertà che in comunità non si possono avere ma rimanendo tutelati e seguiti con tutti gli strumenti che la comunità possiede. Verranno forniti infatti tutti i supporti terapeutici comunitari e avranno degli educatori a loro dedicati. 

 

 

Ringraziamo Claudia Povoleri per l’intervista e le parole condivise.

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