Il punk fra musica e moda

PARLIAMO DI PUNK FRA MUSICA E MODA

Jonathan e Venere sono i redattori della sezione “musica, arte e moda” del progetto nato nei mesi scorsi e dedicato alla creazione di contenuti digitali. Questo è il loro primo contributo, in cui Jonathan  si è dedicato alla parte musicale e Venere alla parte fashion. 

Leggete questo interessante articolo e continuate a sostenere i nostri progetti. 

IL MOVIMENTO PUNK E I SEX PISTOLS

Il punk in Gran Bretagna era un movimento nato dagli svantaggi dei giovani appartenenti alla classe operaia. C’è una stretta connessione tra il punk e le disuguaglianze economiche e sociali degli anni settanta.  Il punk non era solo un genere musicale, ma un movimento di sfida e di ribellione. I giovani punk si esprimevano attraverso il loro abbigliamento stravagante e accessori anarchici e provocanti, come i giubbotti di pelle, le t-shirt strappatee personalizzate con i graffiti, pantaloni attillati e/o strappati, scarpe robuste come le Dr.Martens.

Tutto ciò ebbe un impatto enorme sulla cultura giovanile e sulla scena musicale: nacquero band come  Sex Pistole, The Clash e The Damned. I Sex Pistols, con il loro manager Malcolm McLaren, orchestrano eventi di lancio spettacolari e provocatori per conquistare pubblicità con azioni provocatorie: il primo contratto discografico è stato firmato nel 1977 davanti ai cancelli di Buckingham Palace e il singolo  “God Save the Queen”, con l’iconico ritratto di Elisabetta II, è uscito in contemporaneo con il giubileo di argento della regina. 

Il punk britannico è stato più di un semplice movimento musicale, ha rappresentato un modo di vivere che ci ricorda di essere autentici, coraggiosi e di lottare per ciò che riteniamo giusto. Anche per questo ha infranto ogni barriera, conquistando l’attenzione globale e influenzando l’arte, la moda e la società stessa. 

IL PUNK E LA MODA

Per sottolineare i legami fra punk e moda basta fare due nomi: Malcolm McLaren e Vivienne Westwood, all’epoca fidanzati. McLaren era il manager di una band chiamata “The Strand”, che venne usata come una sorta di manifesto musicale per la boutique di moda che gestiva insieme alla Westwood e che si chiamava “Too fast to live, too young to die”. Con l’aumentare della popolarità decisero di cambiare il nome del negozio in SEX, e quello della band in Sex Pistols, per rappresentare il concept di “sexy e assassini” alla base di entrambi. 

Gli elementi caratteristici della moda punk esprimevano una forte critica sociale e l’infrazione dei cosiddetti tabù: spille da balia, borchie, catene, lamette, make up “eccessivo” e sbrodolato, capelli colorati di verde, di blu o di rosa, capelli acconciati con creste e “Liberty Spikes” che rimandavano all’effetto dell’elettroshock, metodo di coercizione e di correzione per chi non si conformava alle regole sociali. 

La moda punk, tendenzialmente unisex, ha rappresentato per le donne un periodo di grande liberazione, sdoganando l’uso del PVC e dell’abbigliamento sadomaso. Questa moda in Gran Bretagna ha dimostrato che lo stile non deve essere vincolato da regole predefinite, ma può essere una forma di ribellione creativa e di dichiarazione di identità. 

A partire dalla prima sfilata nel 1977,  l’influenza punk è stata così forte che ancora oggi è impossibile guardare alla moda senza vedere la sua impronta. Rei Kawabuko, cliente abituale della botuique SEX di Vivienne Westwood la cita come fonte di ispirazione per Comme de Garçons, e Yoji Yamamoto condivide le stesse affinità estetiche e ideologiche della stilista inglese. 

Il mondo della moda con le sue sfilate fuori programma e l’assenza di una formazione di tipo convenzionale è ancora influenzato dall’ingenuità nichilista del punk. 

PUNK IS NOT DEAD!

GLI AUTORI

JONATHAN: CERCANDO LA STRADA; QUELLA GIUSTA. 

A 12 anni ero già nella compagnia dei più grandi e ho cominciato subito a usare e spacciare erba e fumo. Verso i 14 con l’inizio delle superiori sono diventato dipendente da soldi e ragazze.Cambiavo una ragazza alla settimana e ho cominciato a spacciare sostanze più pesanti e quindi ad abusarne. Andavo fuori dalle disco a spacciare e poi ai rave in camper a sballare. Fino a che ho cominciato con l’ago e mi hanno buttato fuori casa a 15 anni e, tra una cosa e l’altra, mi sono bruciato tutti i soldi guadagnati con lo spaccio. Quindi ho iniziato a fare furti, rubare biciclette e moto, tutto quello che potesse finanziare la mia dipendenza. Da lì sono iniziati i rapporti disfunzionali e tossici. In 6 anni di strada ho girato praticamente tutta l’Italia con solo uno zaino in spalla, il mio cane Randa e quando c’era anche Laura mi seguiva! Nel 2021 ho cominciato a entrare e uscire da comunità, centri di accoglienza e dormitori, perché alla mia dipendenza dalle droghe si era aggiunto l’alcol. Ho 6 mesi di vuoto nei miei ricordi. Sono arrivato al punto di non crederci più al fatto di ripulirmi dopo la 2^ comunità e ho cominciato a pensare di farla finita, che non avesse senso vivere così. Mi hanno salvato non so quante volte in ospedale, raccogliendomi dalla strada mezzo morto per le droghe, da esagerare la dose apposta. Finché mia mamma, dopo aver perso molti amici per strada, mi ha ripreso in casa per aiutarmi a venire qui in Cascina Verde. Ora ho più motivazione e credo sia la volta buona per guarire.

 

LA LUCE FREDDA DI VENERE

Mi chiamo Venere e sono nata il 23 novembre 1998. Ho vissuto in un contesto familiare molto difficile, poiché entrambi i miei genitori facevano uso di sostanze. Fino ai 21 anni, ho avuto un forte timore nei confronti delle droghe, ma la mia curiosità avventata e alcune “compagnie sbagliate” mi hanno portata a cadere in questo mondo. Ho passato quattro anni della mia vita con la mente offuscata, immersa in una realtà illusoria che da un lato mi dava una sensazione di benessere, ma dall’altro mi faceva sentire di “meritarmi” quella situazione.  Dopo aver toccato il fondo, mi sono resa conto che volevo molto di più dalla vita. Sapevo di avere del potenziale e non volevo sprecarlo.  Sto per terminare gli studi di pittura all’Accademia di Belle Arti e posso orgogliosamente definirmi un’artista. Mi appassiona tutto ciò che concerne la creatività, dalla musica alla letteratura e alla moda. Ora mi trovo a Cascina Verde perché, nonostante riconosca i miei lati positivi, ho bisogno di aiuto per sfruttarli al meglio attraverso le varie attività terapeutiche e per imparare ad accettare ciò che è stato parte di me prima che cominciassi questa esperienza. Sono a Cascina Verde da relativamente poco tempo, ma nutro la speranza di fare un buon percorso e raggiungere i miei più grandi obiettivi nella vita: laurearmi e aprire il mio brand di vestiti fatti a mano.  Ho una grande voglia di ritrovare il mio equilibrio, di riscattarmi e di vivere con serenità insieme alle persone, affrontando gli alti e bassi della quotidianità. C’è tanta motivazione in me e spero che questo breve scritto possa trasmettere un po’ della forza positiva che possiedo a chi ha sofferto come me o ha vissuto esperienze peggiori.  Vorrei concludere con un mio pensiero: “ Ricordatevi che quando tutto sembra buio, c’è sempre una piccola luce in fondo al tunnel. Non perdetela mai di vista e aggrappatevi ad essa il più possibile, fino a quando diventerà un bagliore che vi irradierà completamente.” Questo è ciò che auguro a tutti, ma soprattutto a me stessa.