Guardando al futuro, Franco Strada, primo presidente di Cascina Verde, si augura che l’associazione possa continuare il suo lavoro con la stessa passione e dedizione. Di seguito le sue parole tratte dall’intervista per i 50 anni di Cascina Verde.
“Mi chiamo Franco Strada, quest’anno compio 90 anni. Sono stato amministratore delegato di Pirelli Cavi a livello Italia prima e Europa dopo, fino agli anni ’80. Appena andato in pensione, ho cominciato a interessarmi molto al mondo sociale. Nel 2007, ho incontrato l’amico Franco Dana, che è stato consigliere e vicepresidente di un’iniziativa fino al 2005. Mi ha chiesto se fossi disposto a seguire la parte amministrativa. Io, che in passato avevo seguito come presidente il patronato della San Vincenzo, che ospitava giovani studenti poveri, ho accettato.
Negli anni ’70, sono stato responsabile per l’avviamento di una fondazione che sostiene in Africa l’ospedale Corti, in Uganda, a Vulu. Mia moglie, una famosa e brava chirurga, lavorava lì. Dopo la sua morte, il fondatore, malato di cuore, mi ha affidato la fondazione. Alla fine del 2003, la figlia del fondatore ha iniziato a gestirla. Nonostante il mio coinvolgimento come ingegnere, non avevo molto da dare rispetto all’ospedale.
A quel punto, Franco Nava, vedendo che mi stavo staccando dalla fondazione Corti, mi ha chiesto di aiutarlo. Una consigliere di allora, Stefania Riva, molto amica dei miei cognati, mi ha presentato sua cugina Elisabetta, che voleva conoscermi. Elisabetta, che era stata informata da Franco, suo vicepresidente, mi ha raccontato della sua esperienza nel campo della tossicodipendenza. Non sapevo nulla di questo mondo, che associavo a psicanalisi e psicoterapia, ambiti dai quali sono sempre stato lontano. Alla fine della nostra lunga conversazione, nonostante le mie iniziali riserve, ho accettato di aiutarla.
Entrando in questo nuovo mondo, ho trovato un ambiente meraviglioso. Collaboravo anche con l’associazione “I Fratelli dell’Uomo”, che segue le scuole. Il Presidente, Carlo Rombelli, mi ha incoraggiato a lavorare con i giovani, vedendo come mi rapportavo bene con loro. Tuttavia, la situazione gestionale era critica: l’associazione perdeva 100.000 euro l’anno e solo grazie a donazioni riuscivamo a sopravvivere. Elisabetta, professoressa di lettere, era stata messa a gestire l’associazione senza esperienza amministrativa, e il suo vice non era più competente di lei.
Era chiaro che anche un’associazione benefica necessita di una struttura imprenditoriale. Cascina Verde, legata alla beneficenza ambrosiana, era stata acquistata da alcuni membri nel 1974. All’inizio, il focus era sul recupero da droghe pesanti come l’eroina, ma con il tempo si è evoluto per affrontare anche nuove dipendenze che distruggono il cervello, come la cocaina e la marijuana.
Negli ultimi anni, la situazione è peggiorata. I genitori spesso sottovalutano il pericolo delle nuove droghe, che sono geneticamente modificate e molto più potenti rispetto al passato. Questo ha portato a una nuova categoria di pazienti: quelli con doppia diagnosi, affetti sia da dipendenza che da problemi psichiatrici. Nel 2004, con un cambiamento nella legge regionale, sono state introdotte tariffe differenziate per i trattamenti. Cascina Verde è diventata molto esperta nel trattamento dei casi di doppia diagnosi.
Guardando al futuro, vedo molte sfide. I servizi socio-sanitari residenziali hanno difficoltà finanziarie. I livelli retributivi sono bassi e le richieste sono alte, con personale che deve lavorare 24 ore su 24. Abbiamo cercato di migliorare la situazione separando il lavoro diurno da quello notturno, ma il problema persiste. La sanità soffre di una carenza di posti letto e di medici, aggravata dall’aumento dei costi.
Il mio augurio per Cascina Verde nei prossimi 50 anni è di trovare un altro matto come me che si dedichi con passione a questa causa.”
Ce lo auguriamo anche noi, Franco Strada: magari lo incontreremo fra tutti quelli che continuano a sostenere le nostre iniziative.