Hakken l’avete già intravista, la sua voce si è fatta sentire parlando di rane e di John Lennon insieme a Paolo ma oggi parliamo proprio di lei oltre che di musica e squat. In fondo è stata lei che ha beccato subito il taccuino nero con la citazione di Amy Winehouse che avevamo portato per prendere appunti durante l’intervista:
“Troppo forte Amy Winehouse, so che scriveva sempre quando era triste e devo dire che anche io scrivo. E la musica mi piace: guarda, ho anche un tatuaggio con la chiave di violino. L’ho fatto quando vivevo in uno squat perché lì eravamo tutti impallinati con la musica e facevamo anche i rave”.
Per me gli squat erano solo quelli che mi facevano fare in palestra, ma mi sa che tu intendi un’altra cosa…
“Gli squat sono delle case occupate, noi eravamo circa in otto, succhiavamo l’elettricità dai vicini così riuscivamo ad avere anche la televisione. Ci sono arrivata perché mia mamma mi ha sbattuto fuori di casa quando ha visto che mi facevo. Cioè ha proprio visto mentre mi facevo, capito? Poi si è pentita e mi ha dato un letto matrimoniale da portare nello squat.”
E per l’acqua come facevate nello squat?
“C’era il bagno che era comune, ma quasi tutti andavano a farsi la doccia nei posti dove c’è la mensa dei poveri. Io però cercavo sempre di andare a casa di amici perché in quei posti lì c’era gente anche con le malattie. Però adesso volevo parlarti della cappa, posso?”
Quale cappa, avevate anche il camino?
“Ma va, la K del mio tatuaggio. È l’iniziale del nome della mia sorellastra. La chiamavo così perché praticamente sono cresciuta con lei. La figlia di un’amica di mia madre. Perché mia madre era sempre via, andava a ballare si faceva i fatti suoi e io restavo lì con loro. Poi quando mio padre è morto ho iniziato a fare tante cose per farmi del male, sono andata in coma etilico e mi hanno messa in comunità”.
E il cuore che cosa rappresenta
“Il cuore è per una ragazza che avevo conosciuto lì, l’avevo presa a cuore e così ci siamo fatti un cuore per uno, io e lei. Non l’ho più vista, mi sa che è in una comunità psichiatrica. Tranquillo che ne sentirai tante di storie così: il dolore è un luogo comune, ma quello che conta sono i sogni che abbiamo dentro. Io voglio cantare, mi piace, vorrei andare ad Amici o a X-Factor”.
Quella che ha cantato davvero, però è stata Anita, ed è di lei che parleremo la prossima volta.
Aiutate i nostri ragazzi a continuare la loro storia nel modo migliore.