L’aria del Paradiso è quella che soffia tra le orecchie di un cavallo.
(Proverbio arabo)
Camilla è una ragazza timida, ma che ha tanto da dire e tanti talenti da mostrare. All’inizio ci ha scrutati con occhi analitici, forse per capire se potesse sentirsi libera di aprirsi, e per fortuna ha deciso di farlo un pochino.
Camilla, come Josè. è stata colpita dalla frase di Muhammad Alì: “Io sono un uomo comune che ha lavorato duramente per sviluppare il talento che gli è stato donato. Ho creduto in me, e io credo nella bontà altrui”.
“In questa frase mi è piaciuto il fatto che da essere un uomo comune puoi comunque diventare qualcuno chiedendo aiuto a te stesso”, ci ha raccontato motivando la sua scelta, e questa sua considerazione ci fa capire che Camilla ammira e promuove la determinazione e la perseveranza.
Alla domanda “Cos’è un talento per te?”, ci risponde ribadendo che, se combatti per coltivare il tuo talento, “dimostri di essere di gran lunga più capace degli altri, come ha fatto Josè con il flauto”.
Questa ammirazione per la perseveranza e la dedizione l’ha portata a parlarci di suo padre e della sua grande stima verso di lui: “Se penso a uno di talento penso a lui, e il suo talento è quello di sapersi sacrificare fino in fondo: ha fatto molte rinunce per dedicarsi alla sua famiglia, ha mollato tutto per venire a prendere me”.
Il talento di cui ci parla subito Camilla, è quello della mixology, arte che ha imparato grazie al corso da bartender che ha seguito, ma il momento di più grande commozione lo ha quando ci parla dell’equitazione.
“Andavo spesso al maneggio, anche per lavorare, e penso sempre a Etrusca, una cavalla anziana a cui ero molto affezionata. Lei mi dava libertà quando la cavalcavo, ma anche solo accompagnarla mi trasmetteva una sensazione di potenza, una potenza imperiale”.
Cascina’s Got Talent ha il potere di tirare fuori talenti, sia quelli più evidenti che quelli più nascosti, e da questa chiacchierata con Camilla abbiamo capito una cosa: a volte il nostro talento più grande, non lo vediamo noi ma lo vedono gli altri. E non è necessario che siano persone: a volte basta l’istintualità di un animale a farci capire chi siamo.