Giada è una giovane educatrice, che ha iniziato da pochi mesi a lavorare con Cascina Verde e che ha seguito il progetto TikTok che partirà da settembre, in collaborazione con Camilla Di Pasquasio di Neurosgami. Lo racconta, e si racconta, in questa breve intervista.
Che cosa ti ha spinto a scegliere di lavorare per Cascina Verde?
Da sempre sono affascinata dal mondo della devianza in tutte le sue forme, in particolare mi sento legata ai temi della tossicodipendenza e della criminalità, temi che per molti sono un tabù ma che per me nascondono tanto altro.
Dopo la Laurea tra i vari annunci ho visto quello di Cascina Verde, una comunità mista che si occupa di giovani in doppia diagnosi, insomma non una scelta facile come prima esperienza ma mettermi in gioco mi è sempre piaciuto, ed in più sono partita con molto entusiasmo e voglia di fare che mi hanno permesso di farmi conoscere e di entrare a pieno dentro Cascina Verde.
Quando mi sono iscritta a Scienze dell’Educazione la prima cosa che mi ha colpito è stato il significato della parola “Educare”. Di fatti educare significa “tirare fuori”, ed è proprio quello che facciamo io e le mie colleghe ogni giorno, aiutare i ragazzi a tirar fuori quello che già è dentro di loro, le loro capacità, i loro talenti e le loro qualità. Quando ormai si sentono smarriti e arrivano qui spaesati e senza una routine, noi attraverso il lavoro educativo li aiutiamo dandogli delle regole, ragionando con loro con obiettivi diversi per ognuno, ristabilendo una routine sana e perché no anche giocando e divertendoci insieme.
I ragazzi e le ragazze attualmente nella struttura non sono molto distanti dalla tua età.: questo influenza in qualche modo il tuo lavoro con loro?
Sicuramente non è stato facile inizialmente riuscire a mantenere la giusta distanza nella relazione con gli utenti, ho la fortuna di essere entrata in un’equipe composta da ragazze giovani come me con le quali ci supportiamo a vicenda. Un ulteriore fortuna è che Cascina Verde investe molto sui giovani, sia per l’utenza che abbiamo ma anche decidendo di assumere delle/dei ragazze/i neo laureate/i, cosa non da tutti poiché per farlo devi avere la consapevolezza che queste ragazze/i andranno formati, seguiti e affiancati, e questa parte a me è servita tantissimo. Inoltre abbiamo anche momenti come la supervisione e le riunioni di equipe nelle quali possiamo condividere ogni nostra difficoltà e ricevere supporto.
Devo dire che anche i ragazzi hanno subito riconosciuto il mio ruolo senza mai farmi sentire in difetto per la mia giovane età.
Come hanno lavorato al progetto CV Crew, che hai seguito personalmente dal punto di vista educativo?
I ragazzi che hanno lavorato al progetto CVCrew sono tutti ragazzi con dei talenti, che hanno deciso di mettersi in gioco e anche di mostrare le loro facce per portare al nostro pubblico un messaggio: che dietro alla tossicodipendenza ci sono delle persone, persone che hanno sofferto e che nella vita ne hanno passate tante, persone che hanno anche sbagliato ma comunque dei ragazzi giovani con tutta la vita davanti e pronti a lottare per riprendersela in mano. Attraverso i loro talenti ci mostrano le loro storie, le loro caratteristiche e personalità. Possiamo vedere chi è più timido, chi più spigliato, chi ha voglia di cantare e ballare, chi di disegnare, chi di fare show…
Non è facile parlare sui social di tossicodipendenza, poiché ancora oggi è considerato un argomento tabù, colmo di stereotipi e pregiudizi. Quello che vogliono fare i nostri ragazzi, con le loro storie, è abbattere questi pregiudizi.
Ritieni che progetti come questi possano essere d’aiuto non solo per i ragazzi, ma anche per la società?
Penso e spero proprio di sì. Per i ragazzi è stato sicuramente utile poiché li ha spronati a mettersi in gioco. Per ognuno di loro vedere qualcuno che entra all’interno della nostra struttura e porta delle attività nuove e diverse da fare è super emozionante. Staccare dalla solita routine e dedicarsi a qualcosa che a loro piace, a qualcosa che hanno creato loro stessi li rende molto fieri. Inoltre sono tutti speranzosi di riuscire a passare al nostro pubblico un messaggio e di farsi conoscere. Spero quindi che alla società questo messaggio arrivi. Oltre a conoscere i nostri ragazzi e i loro talenti potrete anche conoscere la nostra struttura, il lavoro educativo e terapeutico che c’è dietro; conoscere le dipendenze attraverso occhi diversi per comprendere quanto lavoro, sofferenza e perché no anche divertimento c’è oltre il cancello di Cascina Verde.