Ideatore del sito Orto da coltivare e autore di Mettete orti sui vostri balconi, Matteo Cereda ci racconta in questa intervista come ha sviluppato le sue idee e condivide la sua esperienza in questo campo con qualche suggerimento per i nostri ospiti.
Cominciamo con una domanda semplice quanto fondamentale: come è nata la tua passione per l’orto?
Ho cominciato a coltivare intorno ai 30 anni, per fare qualcosa insieme a degli amici, tra cui dei ragazzi con leggere difficoltà cognitive, così abbiamo messo in piedi un piccolo orto condiviso.
Ci piaceva l’idea di fare qualcosa di pratico, lavorando insieme all’aria aperta. La cosa mi è piaciuta e man mano che imparavo ho pensato di raccontarlo in un blog, da qui è nato il sito web ortodacoltivare.it
Tra i tuoi progetti c’è anche un libro molto diffuso: ti andrebbe di raccontarci da dove nasce l’idea e come si è sviluppata?
Mettete orti sui vostri balconi è un manuale su come coltivare ortaggi sul balcone. Il libro è nato durante il lockdown, quando un po’ tutti per trovare qualcosa da fare chiusi in casa hanno sperimentato coltivazioni domestiche: l’editore Rizzoli mi ha proposto di fare un libro su questo tema. Io non sono un particolare fan della coltivazione in vaso, mi piace mettere le mani nella terra e preferisco l’orto vero e proprio. Ho accettato la sfida di fare il libro perché lo vedo come un mezzo utile a raggiungere persone che, magari, vivendo in città non considerano la possibilità di fare un orto vero e proprio, ma sono sicuro che sperimentando anche solo sul balcone può poi scattare la scintilla. Ho cercato di fare un libro molto semplice, che non dia nulla per scontato e che sia adatto a chiunque. Il libro è andato molto bene, a breve verrà ristampato in una nuova edizione, con qualche pagina in più. Ne ho approfittato per aggiungere qualche riflessione sul tema del cambiamento climatico, dal punto di vista di chi coltiva.
Come Cascina Verde, hai anche tu esperienza nel campo sociale: ti andrebbe di raccontarci le tue attività?
Ho passato diversi anni a fare volontariato con l’Operazione Mato Grosso, lavorando nel tempo libero per sostenere delle missioni in America Latina, sono stato anche 6 mesi sulle Ande, in Perù. Queste esperienze mi hanno insegnato come il lavoro e l’attenzione agli altri possono farci stare bene. Quando poi per vari motivi ho lasciato l’associazione è venuto spontaneo proseguire con un’attività collettiva, che guardasse a chi ha difficoltà. Da qui è venuto l’orto condiviso, che poi è diventata una piccola azienda agricola, focalizzata sulla coltivazione di zafferano.
In merito al progetto Cascina Verde, pensi che la coltivazione possa aiutare i ragazzi a riprendere contatto con la realtà? Se sì, in che modo?
Coltivare insegna molte cose, si può scrivere un libro intero senza riuscire a dire tutti i motivi per cui è utile. Si tratta di un’esperienza che dovrebbero sperimentare tutti quanti.
Prima di tutto è un rapporto diretto con la natura, che ci chiede fatica fisica, pazienza e costanza: tre cose che non sempre nella nostra società siamo abituati a mettere in gioco. Prendersi cura di un seme o di una piantina è una responsabilità.
Coltivando si ottengono dei risultati, un raccolto. Questo ci mostra il valore del nostro lavoro in modo diretto, in più ci riconnette con il cibo che ci nutre.
Che cosa possono ricavare di positivo gli ospiti di Cascina Verde da questa esperienza nel contatto con la terra? quali benefici può portargli?
Penso che con il lavoro della terra si possano scacciare tanti brutti pensieri e stress, prima di tutto. Un grosso valore aggiunto è fare queste attività insieme ad altre persone: impegnandosi insieme per uno scopo nascono le amicizie più belle.
Ringraziamo Matteo per la sua disponibilità e attendiamo il 9 Marzo per incontrarlo di persona, momento che condivideremo con voi sempre attraverso i nostri canali. Voi, nel frattempo, continuate a sostenerci.